Ogni
giorno le parole spread, crisi, debito, vengono ripetute ossessivamente
dai media, dai "tecnici" di questo governo e dalla maggioranza che
trasversalmente lo sostiene: Alfano, Bersani e Casini (ABC). E' un
bombardamento a senso unico, le aspettative dei mercati sono diventate
l'unica bussola della politica italiana da quando si è insediato il
governo Monti.
L'economia europea e mondiale attraversa una
crisi senza precedenti che evoca la "grande crisi" del 1929. Questa
crisi, preceduta dall'aumento vertiginoso della forbice tra profitti e
salari degli ultimi 20 anni, ha una chiara motivazione politica e
sociale: dipende dall'affermazione del neoliberismo in Europa, è la
crisi del capitalismo neoliberista.
Pressioni internazionali
hanno fatto sì che in Italia la crisi fosse gestita da un
commissariamento straordinario: il Governo Monti, che ha sostituito
l'ormai troppo impopolare Berlusconi e tutto il bipolarismo parlamentare
italiano, nonostante si fosse dimostrato ossequioso nei confronti di
tutte le direttive europee.
Monti e il suo governo “tecnico” stanno
usando la crisi e il debito per la tutela dei profitti, per
ristrutturare la società fondata sui diritti conquistati dal movimento
dei lavoratori. Si abolisce l'articolo 18, si innalza l'età
pensionabile, aumentano le imposte generali mentre non vengono tassati i
grandi patrimoni, non si toccano le pensioni d'oro, non si tassa la
speculazione finanziaria.
La crisi è diventata costituente
di un altro paradigma politico e sociale: con il neoliberismo gli Stati
perdono ogni potere di controllo sull'economia, in Europa la banca
centrale impone le politiche agli Stati e in Italia si inserisce il
pareggio di bilancio in Costituzione subordinando la democrazia ai
mercati, viene votato il fiscal compact che imporrà manovre da 40
miliardi di euro l'anno. Massima flessibilità dei diritti, massima
libertà dei capitali: eppure è proprio la ricetta che ha porto alla
crisi odierna.
I diritti che sono a fondamento della nostra
democrazia sono stati conquistati con l'iniziativa politica e con il
conflitto dal movimento dei lavoratori e dalle sue organizzazioni
politiche e sindacali, oggi drammaticamente deboli o assenti. Il
capitalismo ha frammentato il corpo sociale dei lavoratori attraverso
la delocalizzazione della produzione e con la frammentazione delle
forme contrattuali. Per contrastare il pensiero unico neoliberista va
ricostruita una coscienza della soggettività di classe tra i lavoratori,
gli studenti e tutti coloro che ne subiscono gli esiti.
Per
ottenere questo riteniamo che si debba ricostruire un movimento sociale
che sia strutturalmente antagonista a questo sistema: bisogna lavorare
all'unità dei movimenti sociali, all'unità della sinistra politica
alternativa al montismo e a chi l'ha sostenuto (compreso il PD), a un
rafforzamento della sinistra nel sindacato. Bisogna rifiutare le
imposizioni del neoliberismo dicendo no alla dittatura dei mercati, alla
sottrazione di democrazia, per la tassazione dei patrimoni e della
speculazione finanziaria, per un forte controllo politico pubblico
dell'economia, delle banche e delle risorse.
Anche nella
nostra città vogliamo sostenere l'iniziativa lanciata dal comitato No
debito per una grande manifestazione nazionale contro le politiche del
governo Monti, per un'alternativa di sinistra che metta al centro la
giustizia sociale, i diritti e la democrazia. A tal fine ci facciamo
promotori di un incontro nella nostra città con il portavoce del
comitato NO debito Giorgio Cremaschi.
Prime adesioni:
Isabella Angelone
Dario D'Alessandro
Berardino D'Angelo
Alfonso De Amicis
Terenzio De Benedictis
Matteo Di Genova
Giuseppe Di Marco
Franco Federici
Augusto Frezza
Stefano Frezza
Riccardo Lolli
Tina Massimini
Luigi Magnante
Giuseppe Nano
Giovanni Pelini
Fabrizio Petrolini
Sara Pompei
Valentina Valleriani